Partito di Alternativa Comunista

Basta sacrifici per i lavoratori!

Basta sacrifici per i lavoratori!

Fermiamo le guerre sociali e militari di Prodi!

Sciopero generale subito!

 

Fabiana Stefanoni

 

Tutti i governi nemici si assomigliano tra loro, ogni governo amico è amico a modo suo. La particolarità del governo Prodi è quella di essere amico dei padroni, ma di voler far credere di essere amico dei lavoratori. Se non fosse che milioni di lavoratori pagano lo scotto, sarebbe un bel soggetto per una commedia teatrale.

 

L'affondo sulle pensioni

 

Mentre scriviamo, siamo in attesa di sapere cosa ci riserverà il Dpef (documento di programmazione economica e finanziaria), previsto per la fine di giugno. L'unica cosa certa è che, dopo i regali alla previdenza privata con lo scippo del Tfr e il famigerato silenzio-assenso, le nuove generazioni vedranno aumentata l'età minima per la pensione e drasticamente diminuita (con la revisione dei coefficienti) l'entità dell'assegno mensile. Si tratti di mantenere lo "scalone" di Maroni (che dal 2008 aumenta l'età pensionabile da 57 a 60 anni) o di sostituirlo con gli "scalini" del ministro Damiano, la sostanza non cambia: nel giro di pochi mesi, lo smantellamento del sistema pensionistico subirà una drastica accelerazione.

E qui viene la particolarità del governo "amico" Prodi, cioè un governo sostenuto da partiti socialdemocratici, Rifondazione in testa: questo pesante attacco alle pensioni sta avvenendo in un clima di relativa pace sociale, senza che i sindacati proclamino lo sciopero generale. Anzi, la burocrazia Cgil, dopo aver sostenuto attivamente lo scippo del Tfr (con tanto di partecipazione alla spartizione del bottino, attraverso la gestione dei fondi di categoria), oggi si dice disponibile a discutere l'ipotesi di sostituire lo "scalone" di Maroni con gli "scalini" di Damiano. Come dire: vada per l'innalzamento dell'età pensionabile, l'importate è farlo con "gradualità". Rifondazione comunista, che cerca maldestramente di salvarsi la faccia, prima, per bocca del segretario Giordano, si dice disponibile all'innalzamento dell'età pensionabile, "che non è un tabù a patto che sia una scelta volontaria" (Corriere della sera, 18 gennaio 2007); poi, avvia una ipocrita campagna mediatica a favore dell'abolizione dello scalone di Maroni, lasciando intendere la possibilità di trovare un accordo sull'aumento graduale e sulla revisione dei coefficienti (si veda l'intervista rilasciata il 19 maggio dal ministro Ferrero al manifesto).

 

L'esempio di Mirafiori

 

Da bravi pompieri, Rifondazione e Cgil si adoperano per smorzare il conflitto sociale e garantire che l'esecutivo porti a compimento la sua missione: creare le condizioni per un rilancio del capitalismo italiano a partire dallo smantellamento dello stato sociale. Senza il sostegno di Cgil e Prc, che tengono lontano lo spettro dello sciopero generale e scoraggiano ogni unione ed estensione delle lotte per superarne l'attuale frammentazione, il governo non avrebbe potuto fare tanto male con tanta tranquillità: tagli alla Sanità e alla Scuola, privatizzazioni (a partire da quella di Alitalia), rilancio dell'utilizzo su larga scala del lavoro precario (in molte regioni i contratti "precari" superano in quantità quelli a tempo indeterminato). Il ritiro dello sciopero del pubblico impiego, prima ad aprile e poi a giugno, in cambio di un pugno di mosche e con la contropartita della triennalizzazione del contratto, conferma il ruolo del più grande sindacato italiano in questa fase: fare da spalla al governo Prodi, avallando pesanti attacchi ai lavoratori in cambio di "contentini".

Ma, per fortuna, le prime voci di protesta operaia si fanno sentire: a fine maggio alla Fiat Mirafiori i lavoratori hanno costretto i sindacati a convocare uno sciopero, che si è esteso ad altre fabbriche del Piemonte, con punte di adesione del 90%. I lavoratori, che in migliaia hanno dato vita a cortei interni e presidi nelle strade con blocchi del traffico, hanno chiesto l'abolizione della legge 30 e la difesa delle pensioni. Lo stesso segretario della Fiom di Torino ha ammesso che "i lavoratori di Mirafiori non hanno nessuna intenzione di inciampare né in scalini né in scaloni" (il manifesto, 19 maggio). Il messaggio è chiaro, anche per chi, come Giordano e Ferrero, cerca di far passare per una conquista strappata a vantaggio dei lavoratori l'eventuale sostituzione dello "scalone Maroni" con gli "scalini Damiano". L'aspetto più importante della lotta degli operai della Fiat è che le numerose e partecipatissime assemblee a Mirafiori si sono concluse con ordini del giorno che chiedono ai sindacati la convocazione dello sciopero generale. Da qui occorre partire, per chiedere con forza un grande sciopero generale che blocchi l'attacco ai lavoratori del governo Prodi. Una prima risposta è già arrivata, oltre che dalle fabbriche di tutto il Piemonte, anche dalla Puglia, dove sono stati effettuati scioperi all'Ilva di Taranto e a Bari: anche qui, i lavoratori non vogliono né scaloni né scalini e chiedono l'abolizione della legge 30 e l'immediata convocazione dello sciopero generale.

 

Precarietà, scuola, immigrazione

 

Ma l'affondo del governo non si limita alle sole pensioni: oltre alla privatizzazione di Alitalia e alla mancata abolizione della legge 30, la guerra sociale del governo prosegue anche sul versante dell'immigrazione e della scuola.

Il ddl Amato-Ferrero, di riforma della Bossi-Fini, approvato a fine aprile, non cambia, nella sostanza, le carte sulla tavola dello sfruttamento della forza lavoro immigrata. Non solo, infatti, i centri di permanenza temporanea non verranno chiusi (al massimo si parla di chiuderne 3 su 14!), ma, soprattutto, verrà introdotta una nefasta distinzione tra immigrati di serie A e immigrati di serie B: i primi, cioè lavoratori specializzati (ingegneri, manager, tecnici) utili alle imprese e immigrati "benestanti" in possesso di un patrimonio consistente ("autosponsor", lo chiamano i ministri...), potranno godere di corsie preferenziali; gli altri, continueranno a marcire nell'inferno dei permessi e della ricerca di un posto di lavoro sottopagato. Basta vedere le dichiarazioni entusiaste di Confindustria per rendersi conto del carattere di classe di questa legge: Bombassei, presidente della Brembo, ricorda che "favorire un flusso migratorio di qualità" è "quello che Confindustria ha sempre sollecitato"; Moltrasio, altro vice di Confindustria, apprezza "l'attenzione nei confronti dei lavoratori specializzati" che servono al padronato italiano.

Similmente, la scuola pubblica sta subendo uno dei più pesanti attacchi degli ultimi anni. Il ministro Fioroni ha annunciato la trasformazione degli istituti in "fondazioni", con la conseguente entrata dei privati nella gestione dell'istruzione pubblica, e dal prossimo anno scolastico verranno tagliate quasi 12 mila cattedre, dato che la Finanziaria ha aumentato il numero medio di alunni per classe (già altissimo). Tutto questo avviene mentre centinaia di migliaia di insegnanti precari attendono da anni l'assunzione in ruolo, costretti spesso ad attendere per vari mesi il pagamento degli arretrati. Significativa è la "non belligeranza" della Cgil: solo Cub e Cobas Scuola hanno convocato lo sciopero generale del settore (purtroppo separatamente).

 

Via le truppe dagli scenari di guerra!

 

Uno degli atti più tristi di questa commedia che fa ridere solo i padroni è quello della guerra. Il governo Prodi è il governo che, il 9 giugno, ha accolto Bush a Roma con baci e abbracci; che ha inviato, con la complicità dei partiti della sinistra di governo, nuovi mezzi bellici e nuovi militari in Afghanistan; che ha mandato contingenti militari in Libano e rivendica la giustezza delle tante missioni militari che vedono l'Italia protagonista. Rifondazione, Verdi, Comunisti italiani e il nuovo gruppo di Sinistra Democratica (Mussi) mettono i puntini sulle "i", precisano che sono favorevoli all'invio di nuovi mezzi in Afghanistan purché non si tratti di "una modifica dei nostri compiti", come sostiene Russo Spena, capogruppo al Senato per Rifondazione Comunista (Corriere della sera, 16 maggio). Compiti che sarebbero di pace: ci spiegherà, un giorno, cosa servano ai fini della pace gli elicotteri "Mangusta", i veicoli corazzati "Dardo", i blindati "Lince" e gli aerei da ricognizione "Predator"... Ma il momento più esilarante della commedia noir è coinciso con la visita di Bertinotti alla base italiana in Libano: sfilando davanti alla Folgore, da lui definita "la miglior vetrina del Paese", il presidente della Camera ha definito "pacifisti" il corpo notoriamente più reazionario dell'esercito (i nomi delle compagnie parlano da soli: "Condor", "Diavoli neri", "Sorci verdi", "Pantere indomite").

Le bugie hanno le gambe corte, si usa dire: ed è per questo che, nonostante gli sforzi di trasfigurazione dei dirigenti di Rifondazione, gli attivisti contro la guerra hanno disertato la manifestazione "contro Bush ma non contro Prodi" organizzata dai partiti della sinistra di governo, che si sono trovati soli con un centinaio di fedelissimi. Il popolo "no war" manifestava nel grande corteo "contro Bush e contro Prodi". Da lì bisogna ripartire, per dar vita in tutte le città a comitati per il ritiro delle truppe da tutti gli scenari di guerra: il Partito di Alternativa Comunista, che è stato tra i promotori della manifestazione del 9 giugno, si impegnerà nei prossimi mesi in questo senso, per non disperdere il grande risultato di quella giornata di lotta e per non subordinare il movimento alla direzione di chi vuole ridurlo a mera pressione critica sul governo.

 

10/6/2007

 

 

 

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