Partito di Alternativa Comunista

In difesa dell'autodeterminazione delle donne

In difesa dell’autodeterminazione delle donne

La legge sull’aborto e la pillola RU486

 

di Pia Gigli

 

La legalizzazione dell’aborto si è avuta con una legge, la 194 del 1978, che era frutto di un compromesso tra le rivendicazioni delle donne e dei partiti laici e di sinistra e le ostilità dei settori più reazionari della borghesia in un clima di generale radicalizzazione dello scontro di classe. Proprio questo carattere di compromesso doveva permettere alla forze cattoliche più integraliste un sistematico lavoro di smantellamento della legge stessa.

Infatti la legge 194 nella sua articolazione prevede la tutela della vita umana fin dal suo inizio (principio che ha trovato un ulteriore rafforzamento con la legge n.40 sulla fecondazione artificiale che ha riconosciuto lo statuto giuridico dell’embrione), la dissuasione delle donne a praticare l’aborto, la praticabilità dell’aborto solo se la gravidanza mette “in serio pericolo” la salute fisica o psichica della donna, un iter complicato fatto di colloqui, certificazioni mediche e attese per permettere un eventuale “ripensamento”.

Viene così stabilita per legge la soggezione della donna all’autorità dello Stato, dei medici e della Chiesa attraverso una trafila che in questi anni è divenuta sempre più un percorso ad ostacoli.

 

L’applicazione della legge 194

 

La legge 194 che ha permesso la diminuzione degli aborti clandestini dal ’78 ad oggi e una diminuzione di più del 40% degli aborti legali dall’82 ad oggi, ma che non ha evitato un loro aumento tra le immigrate e le giovani, è stata ed è ostacolata sia da ricorrenti tagli dei fondi alla sanità con conseguente chiusura di reparti, di consultori e mancanza di personale regolare con il ricorso a lavoratori precari sia dall’obiezione di coscienza praticata da circa il 70% dei medici.

Il risultato è: estenuanti liste di attesa e tempi prolungati da sfruttare per la messa in atto dei più svariati tentativi di colpevolizzazione e di dissuasione della donna.

La costante ricerca del consenso delle gerarchie della Chiesa e dei settori cattolici più reazionari (anche candidando nelle liste dell’Unione Paola Binetti dell’Opus Dei e Olimpia Tarzia del Movimento per la vita, ex UDC già nella giunta Storace) vanno nella direzione del depotenziamento sia della legge 194 che del ruolo dei consultori. La stessa assicurazione di “non toccare” la legge 40 da parte del governo Prodi è stato il prezzo che il centrosinistra ha dovuto pagare per la firma di Mussi in sede europea a favore della ricerca sulle cellule staminali embrionali. E’ questa la risposta del governo Prodi al “popolo della sinistra” che ha animato i comitati referendari? E’ questa la risposta ai movimenti che si sono mobilitati per l’abrogazione della legge 40 della cosiddetta sinistra radicale ora al governo?

 

Il dibattito sulla pillola Ru486

 

In questo contesto si inserisce il dibattito sulla pillola abortiva Ru486 a seguito delle dichiarazioni della ministra Turco. La Ru486 (mifepristone) è un farmaco, utilizzato sotto controllo medico da circa vent’anni e oggi commercializzato in quasi tutti i paesi europei, il cui uso produce l'aborto precoce in alternativa all’invasività dell’intervento chirurgico eliminando l’ospedalizzazione. Se scelto nella consapevolezza degli effetti e delle controindicazioni, come avviene per un qualsiasi farmaco, può rappresentare una tecnica alternativa come previsto peraltro anche dalla legge 194 (art.15). L’uso della pillola abortiva ha posto problemi al centrodestra nella scorsa legislatura, infatti prima Sirchia, poi Storace hanno tentato di bloccarne la “sperimentazione” a Torino adducendo obiezioni formali ai protocolli in relazione al dosaggio e alla necessità di ricovero. Il vero problema, per gli antiabortisti è che l’uso della pillola abortiva fa scegliere “troppo in fretta” e può ridare alle donne il controllo sul proprio corpo: si potrebbe infatti arrivare ad abortire in ambulatorio o addirittura in casa propria, facendo a meno dell’assistenza dei volontari e magari anche di un tantino di colpevolizzazione.

Esemplificativo a tale proposito è quanto disse Buttiglione nel 1989 quando la Ru486, scoperta da poco, rischiava di essere introdotta in Italia: “la legge (194), pur ammettendo l’aborto, lo vincola ad alcune condizioni, gli pone alcuni fragili limiti. La commercializzazione del nuovo abortivo vanifica ogni restrizione, rende inoperante qualsiasi controllo. Si può pensare che in un tempo non troppo lungo si giunga a vanificare lo stesso controllo della coscienza individuale”.

E’ qui tutto l’odio per le donne che vengono considerate soggetti a cui plasmare la coscienza individuale, possibilmente perché accettino senza ribellarsi il ruolo di incubatrici cui Dio le ha destinate.

 

La posizione del governo

 

Anche nel caso della RU486 il nuovo governo intende affrontare la questione sul piano “etico” all’interno del nuovo comitato etico dei ministri presieduto da Giuliano Amato, il cui orientamento sulla Ru486 è facilmente immaginabile dal momento che più volte si è dichiarato favorevole ad una modifica in senso restrittivo della legge 194. Turco ha dichiarato che aprirà alla sperimentazione, ma “nell’ambito della 194”: dovrà essere prevista la procedura della legge, compreso il ricovero ospedaliero (che per la Ru486 deve essere di 4-5 giorni mentre l’intervento chirurgico viene fatto in day Hospital). Mentre la ministra di “sinistra” si colloca così sulla scia del suo predecessore Storace e accontenta i cattolici del centrodestra e del centrosinistra, nella regione Lazio l’assessore alla sanità Battaglia alla richiesta degli operatori di introdurre la pillola abortiva, pressato dalle crisi di coscienza della Margherita risponde prendendo tempo.

 

Le rivendicazioni necessarie per un nuovo movimento delle donne

 

E’ ora che le donne dicano basta! Di fronte alla inadeguatezza del movimento delle donne (egemonizzato da un pensiero e una pratica piccolo-borghese di rifiuto della contraddizione capitale/lavoro) che dopo le manifestazioni di Milano, Napoli, Roma in difesa della 194, hanno affidato le loro rivendicazioni alla sinistra di governo, è necessario che le giovani, le immigrate, le lavoratrici, si organizzino nella lotta per rispondere all’attacco al diritto all’aborto libero e gratuito. La battaglia delle comuniste e delle donne proletarie per la totale autodeterminazione in tema di sessualità e per l’emancipazione da un’idea di maternità funzionale al sistema di produzione capitalistico, deve partire dalla riappropriazione ed il potenziamento dei consultori pubblici per l’autogestione diretta della maternità, delle tecniche contraccettive (compresa la pillola del giorno dopo gratuita e senza ricetta medica) e delle tecniche abortive meno invasive. E’ necessario liberare i consultori e gli ospedali dal volontariato cattolico e laico cosiddetto “no profit” interessato a supplire le carenze del servizio pubblico. Deve essere contrastata l’obiezione di coscienza del personale medico che deve operare al servizio delle donne. La rivendicazione dell’aborto libero e gratuito va inserita nella più generale lotta del movimento dei lavoratori per una sanità pubblica e gratuita finanziata tassando rendite e profitti; per il controllo sociale della ricerca medica e delle sue applicazioni tecniche; per la nazionalizzazione sotto il controllo operaio delle industrie farmaceutiche che fanno profitti, anche con i farmaci abortivi come l’Ru486, sulla pelle dei proletari di tutto il mondo; per una scuola pubblica e non confessionale in cui i/le giovani possano essere educati a una sessualità gioiosa e consapevole; per un lavoro a tempo indeterminato contro la precarietà che garantisca una maternità e paternità libere e responsabili.

Iscrizione Newsletter

Iscrizione Newsletter

Compila il modulo per iscriverti alla nostra newsletter - I campi contrassegnati da sono obbligatori.


Il campo per collaborare col partito è opzionale

 

Campagne ed Iniziative





campagna

tesseramento 2024

 






Il libro sulla lotta in Alitalia

 




MODENA

DOMENICA 14-4


16 marzo

Milano

 


21 febbraio: zoom nazionale

 

 


4 febbraio

Bari


 

21 gennaio

formazione

 


31 dicembre

Bari


giovedì 21 dicembre

modena


domenica 17 dicembre

Cremona

 

 
 
 

 
4 dicembre
 
 

 
 16 ottobre ore 20.45
 
 

Cremona

sabato 14 ottobre ore 1530

 
 
 1-8-15 ottobre
 
 

 
festa in baracca
Cremona
 

 
martedì 27 giugno
zoom Milano
 
 
 

 
 
17 maggio
zoom nazionale su Marx
 
 
 

 

 

Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

NEWS Progetto Comunista n 131

NEWS Trotskismo Oggi n 22

Ultimi Video

tv del pdac