Partito di Alternativa Comunista

Intervista agli operai della Nexans

Intervista agli operai della Nexans

Lotta e autorganizzazione contro la concertazione

 

a cura di Davide Persico

 

Ultimamente nella zona di Latina sono in piedi diverse vertenze in cui gli operai stanno resistendo ai peggiori attacchi padronali (Tetrapak, Meccano e altre) che vanno avanti sulla pelle dei lavoratori. Esempio emblematico di queste lotte è quella degli operai della Nexans che, dal 2001, si sono auto-organizzati in un comitato di fabbrica per porre rimedio alla continua latitanza della burocrazia sindacale Cgil totalmente impegnata nella concertazione con i padroni.

Ne parliamo con due operai in lotta: Danilo Pecorilli (presidente del comitato) e Fabio Frusone (Rsu-Cgil).

 

Vediamo l’intera vicenda Nexans di Latin: come si è sviluppata e le conseguenze materiali sulle condizioni dei lavoratori

“Il comitato nacque in occasione della vicenda dell’amianto, a cui i lavoratori dello stabilimento erano continuamente esposti durante i turni. Nella fabbrica dove noi lavoriamo sono presenti circa 54.000 mq di amianto, e perciò abbiamo fatto causa all’azienda con l’aiuto dell’avvocato Ruggero Mantovani, dirigente di Pc-Rol. Dopo tre anni abbiamo vinto la causa (aprile 2005) e quasi tutti coloro che avevano i requisiti pensionistici sono usciti. Ma nonostante la vittoria del ricorso il piano di smaltimento dell’amianto non è ancora stato avviato, e neanche le più elementari operazioni di manutenzione. A fronte di tutto questo, abbiamo ritenuto che il comitato spontaneo rimanesse in vita per far fronte ad altre vertenze; una di queste è quella che ci vede impegnati in questi giorni, cioè quella sul recupero salariale, che già in precedenza era previsto da un accordo risalente alla fine degli anni ’80 firmato dallo stesso sindacato che adesso non ne vuole più sapere. Questa vertenza, che è ancora in corso, ha fatto sì che all’interno del nostro comitato entrassero molti operai, arrivando a contare all’incirca 200 membri”.

Quindi il comitato è nato inizialmente sulla questione amianto?

“Sì, ma i motivi sono stati diversi, anche per sopperire a un ridimensionamento dell’intero organico. Quando è sorta la fabbrica a Latina, circa quarant’anni fa, occupava 1.200 lavoratori, ma con il passare del tempo il numero è sceso vorticosamente fino a 217 unità (di cui oltre 70 interinali). Le politiche concertative della burocrazia sindacale, in particolar modo della Cgil, sono state fondamentali per questa operazione di riduzione dell’organico”.

Quindi la situazione che si è prodotta è anche da addebitarsi alla mancanza di combattività da parte della Cgil?

“Non solo! La questione investe la Cgil anche a livello nazionale, in quanto in nessuna riunione nazionale il sindacato ha accolto i nostri documenti e le nostre proposte, persino quando è stato indetto da tutta l’RSU uno sciopero di sole due ore. E la reale assenza del sindacato si fa sentire anche in un momento così drammatico in cui la Nexans a livello mondiale sta rilanciando sul tema della produttività e della concorrenza, mettendo su un vero e proprio ricatto, con la minaccia del trasferimento delle commesse”.

Come è strutturato il vostro comitato?

“Il comitato è formato da un presidente e da un esecutivo di nove membri. Come vedi ci siamo dati anche delle elementari strutture di direzione, che dal nostro punto di vista erano indispensabili per far fronte a una situazione di forte passività e smobilitazione di tutti i lavoratori. Il comitato inoltre si è dotato di uno statuto”.

Parliamo dell’ultimo Congresso Nazionale della Cgil

Si è cercato di fare un congresso unitario con un documento unico. Gli intenti di buona parte dei militanti erano quelli di abrogare la Legge 30 dal versante dei lavoratori, dal versante delle lotte che erano nate sulla scia degli attacchi del governo di centrodestra (es. abolizione dell’Articolo 18). Il sospetto era che la maggioranza della Cgil fosse cambiata unicamente perché c’era un governo di destra, e che poi con un governo amico, cioè di centrosinistra, sarebbe tornata di nuovo alla concertazione. Infatti dopo le elezioni del 9-10 aprile la Cgil ha mostrato il suo vero volto. Si sono spartiti le poltrone nei posti dirigenti, eliminando qualsiasi elemento di democrazia interna, che dovrebbe invece essere la cosa più elementare per un’organizzazione dei lavoratori.

A novembre la fabbrica ha operato una riorganizzazione senza nemmeno una concertazione con il sindacato. Sono partiti e hanno aumentato i carichi di lavoro senza tecnologie idonee, mettendo così a rischio la sicurezza dei lavoratori. Mentre facevamo sciopero la Nexans metteva in libertà le persone che protestavano. Come Rsu abbiamo cercato di coinvolgere il sindacato a livello nazionale, nel procedimento ex Articolo 28 della legge 300, con le firme della maggioranza dei lavoratori. Ma la burocrazia nazionale ha risposto che non si poteva fare. Questo è l’emblema di cos’è il sindacato all’interno della fabbrica: nulla.

Per quanto riguarda il governo Prodi, cosa vi aspettate da esso?

“Cosa ci aspettavamo! Ci aspettavamo altre cose, per esempio che tutte le promesse fatte durante gli anni del governo Berlusconi, fossero mantenute. Non ci aspettavamo lontanamente che tirassero fuori quello schifoso programma che hanno scritto, un programma che non soddisfa minimamente le esigenze di noi ex militanti del Prc. Infatti chi ha fatto nascere materialmente il comitato sono tutti compagni che provengono dall’esperienza di Rifondazione, esperienza fatta con la speranza che quel partito facesse una politica diversa rispetto a quella che sta facendo invece ora come parte organica del governo dell’Unione. Esempio lampante è la questione della Legge 30, che sarà semplicemente modificata e non abolita; oppure la questione della scala mobile, dove ancora una volta si rivendica la terribile politica di concertazione con i padroni; per non parlare delle privatizzazioni che portano al taglio dell’occupazione”.

Giustamente Rifondazione non farà nulla per i lavoratori!

“No, tant’è vero che noi aderiremo al nuovo partito comunista che si sta costituendo. L’adesione ufficiosamente è stata data con la nostra se pur esigua presenza all’assemblea del 22 aprile. Certamente non tutti i 200 aderiranno a Progetto Comunista – Rifondare l’Opposizione dei Lavoratori, e toccherà a noi lavorare dall’interno a guadagnare più compagni possibili alla nostra proposta programmatica”.

 

Questa vicenda ha dimostrato che là dove manca una direzione sindacale coerente le avanguardie operaie si devono autorganizzare e allo stesso tempo devono continuare a dare battaglia anche nei sindacati più riformisti e concertativi come la Cgil. Questi due lavoratori nonostante il tradimento di classe della burocrazia sindacale hanno capito che non possono lasciarla vinta ai padroni e ai burocrati, che devono stare lì a conquistare più operai possibile a una prospettiva politica e sindacale diversa. Questa prospettiva è la prospettiva di Pc-Rol, è la prospettiva del potere dei lavoratori, è la prospettiva del socialismo.

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