Partito di Alternativa Comunista

La vittoria degli studenti e dei lavoratori francesi

La vittoria degli studenti e dei lavoratori francesi

Un potenziale enorme disperso nel vuoto di avanguardia

 

di Ingmar Potenza

 

Abbiamo già, nello scorso numero del nostro giornale, dato una dettagliata cronaca delle proteste che a partire da febbraio si sono susseguite in Francia contro la legge pour l'égalité des chanches (per la parità di possibilità) varata dal governo di Dominique De Villepin. In particolare l'attenzione si è focalizzata sull'articolo che introduceva il contratto di primo impiego (Cpe), una forma di contratto che legalizzava di fatto la precarietà nelle grandi imprese e che fa seguito ad altre norme (Cne, Cdd) che già la favorivano ampiamente.

Il livello dello scontro continua ad alzarsi nel corso dei due mesi di proteste, si arriva al 28 marzo ad una manifestazione nazionale che raccoglie, lungo tutto il paese, circa tre milioni di giovani disoccupati, studenti e lavoratori, mentre in decine di atenei proseguono le occupazioni a oltranza.

Il Presidente Chirac promulga comunque la legge, seppure chiedendo delle modifiche al testo dell'articolo 8, quello riguardante il Cpe: che il periodo in cui è possibile licenziare si riduca da due anni a uno e che il licenziamento sia motivato, mentre il dispositivo originale non richiede la "giusta causa". Queste modifiche, che sono illustrate in televisione dal Presidente stesso, in quello che sarà considerato uno dei suoi peggiori interventi pubblici, per il loro valore ridicolo non fanno che aumentare la rabbia dei giovani in lotta.

 

Il radicamento dello scontro nella coalizione tra studenti e lavoratori

 

Gli studenti, universitari e liceali ormai strettamente collegati, aumentano la pressione sui sindacati per indire lo sciopero generale e organizzano una nuova mobilitazione nazionale per il 4 aprile, che registra ancora una partecipazione di circa 3 milioni di persone e che continua ad essere affiancata da scioperi di categoria. Una grande dimostrazione di come sia ancora saldo il fronte dei contrari tanto al Cpe quanto all'intera legge pour l'égalité des chanches, a quella sull'immigrazione voluta dal Ministro dell'Interno Sarkozy e alla concertazione, che è sempre al ribasso, a cui aspirano Cgt e Cfdt, insieme agli altri sindacati. Nei giorni successivi si moltiplicano i blocchi stradali e tutta una serie di iniziative locali intorno alle università in agitazione, mentre i sindacati, che firmano dichiarazioni radicali insieme al coordinamento studentesco chiedendo il ritiro della legge prima di qualsiasi trattativa, si affrettano ad andare a colloquio con il governo per mantenere aperta la strada del dialogo. Nel frattempo il Medef (la Confindustria francese) ha già da qualche giorno dichiarato di non ritenere più utile il Cpe: nel momento in cui questo provvedimento ha dimostrato con estrema chiarezza il suo potenziale esplosivo a livello sociale, i padroni hanno perso tutto il loro interesse verso esso, molto più interessati alla pace sociale garantita dalla concertazione, che salvaguarda i loro lauti guadagni indorando la pillola dello sfruttamento.

 

La vittoria del movimento con il ritiro della legge

 

Davanti alle ultime resistenze della maggioranza parlamentare, che intanto affronta le sue sempre più gravi divisioni interne, studenti e sindacati proclamano nuove manifestazioni nazionali per l'11, il 13 e il 18 aprile, a ripetizione quindi, con un calendario alquanto ristretto e martellante, per dare quella che sembra proprio l'ultima necessaria spallata all'avversario ormai in crisi. E così è: la mattina del 10 aprile Chirac dichiara di aver ritirato l'articolo di legge contestato, che sarà sostituito con un provvedimento in via di elaborazione. Studenti e sindacati considerano a questo punto vinta la battaglia, si affrettano dunque le spinte delle burocrazie alla smobilitazione delle proteste e delle occupazioni, tra toni trionfanti e pomposi "vigileremo", cosa che evidentemente intendono fare a braccetto dei loro interlocutori borghesi, davanti ai quali hanno riconquistato una legittimità di contrattazione da tempo mancante.

Bastano appena tre giorni per approdare al sostituto del Cpe, certo un provvedimento ben più debole, che colpisce meno le coscienze popolari, ma che ovviamente continua a rientrare nel solco delle misure che arricchiscono i padroni e trascurano completamente i lavoratori. Il nuovo dispositivo infatti non tratta più l'argomento del precariato, ma dispone l'allargamento di un provvedimento già in vigore di sovvenzione statale alle imprese, in sgravi fiscali o aiuti diretti, per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani sotto i 26 anni, per i primi due anni del contratto.

 

I reali risultati della battaglia

 

Ben poco a questo punto si muove sul fronte delle lotte, complici forse le vacanze pasquali dopo più di due mesi di intensi scontri, perso il punto principale d'attenzione, il Cpe, e registrata la convinta soddisfazione dei sindacati di lavoratori e studenti - l'Unef per intendersi, il braccio giovane della burocrazia - solo poche realtà provano a portare avanti le occupazioni, come alla Sorbona, dove però sono costretti a cedere agli sgomberi.

Sul piano politico i risultati delle lotte studentesche, che hanno seguito a breve distanza i ben noti disordini nelle banlieues, sono poi rimasti dubbi, non è facile capire chi ne abbia giovato. Di certo il governo, che è comunque rimasto in carica sebbene "zoppo", è destinato a trascinarsi stancamente fino alle elezioni del prossimo anno, mentre il ministro dell'Interno Sarkozy pare addirittura non essere stato particolarmente coinvolto in questo crollo, piuttosto rafforzato rispetto ai suoi avversari all'interno della destra francese. Il centrosinistra, dal Ps al Pcf, perseverando nel silenzio assordante della sua opposizione, ha tenuto un basso profilo nel corso di tutto il periodo delle contestazioni, ha fatto gioco sul legame con i sindacati filo-concertativi interni alle lotte, non mancando di ribadire la propria affidabilità verso i padroni. La sinistra di Lcr e Lo ha mancato il proprio ruolo di avanguardia delle lotte, non spingendo a dovere per costruire la maggiore e necessaria coscienza delle masse in lotta, limitando le proprie rivendicazioni e rimanendo di fatto marginale al contesto.

 

L'enorme potenzialità della lotta bloccata dalla mancanza di un'avanguardia

 

In questo quadro rimane una considerazione da fare: negli ultimi mesi si è espresso in tutta la Francia un enorme potenziale sociale di opposizione al liberismo, con le rivolte anti-Cpe dopo le già citate ribellioni dei giovani delle banlieues, che fanno il paio con il clamoroso risultato dello scorso anno del referendum sulla costituzione europea, bocciata nonostante la campagna a senso unico di quasi tutte le forze politiche, che ne sono uscite infatti, sia a destra che a sinistra, con le ossa rotte. In molti contesti delle mobilitazioni anti-Cpe il richiamo al superamento del capitalismo, all'esperienza della Comune di Parigi, è stato forte ed è divenuto ulteriore motore della radicalizzazione delle lotte.

Un'intera generazione ha dimostrato di cominciare a comprendere il processo di proletarizzazione a cui viene sottoposta, si è avvicinata al riconoscimento di una coscienza di classe che l'ha portata a cercare un legame tra le aule universitarie e i quartieri proletari, verso l'unità degli sfruttati. Non basta questo però e gli obiettivamente scarsi risultati ottenuti, se rapportati alle forze espresse, lo dimostrano chiaramente: è mancata la capacità di un'avanguardia. Occorre un elemento già cosciente che quanto si è presentato nelle forme del Cpe, dell'intera legge pour l'égalité des chanches, come della nuova legge sull'immigrazione e prima del Cne e del Cdd, altro non è che la lotta di una classe contro l'altra, una lotta condotta negli ultimi anni solo dal fronte dei padroni, da chi ha ben chiari i ruoli di sfruttatore e sfruttato. Serve un'avanguardia che faccia comprendere quanto parziale sia la vittoria sul Cpe, che rallenta appena di un passo il percorso inesorabile del capitale, mentre mostra le reali possibilità rivoluzionarie, di reazione a catena, di un tale movimento di massa, che partendo dalle università francesi può scuotere l'intera Europa, che cerca una risposta al liberismo sfrenato e che cova contraddizioni esplosive in ogni Stato, in attesa solo del giusto fuoco per scatenarsi.

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