(Campania) Privatizzazione dell'acqua: una inversione di tendenza?
Ma la battaglia deve essere ancora vinta.
di Valerio Torre
Nel mese di ottobre del 2004, Antonio Bassolino e Rosa Russo Iervolino, nelle loro rispettive vesti istituzionali, dichiararono pubblicamente che la regione Campania e la città di Napoli avrebbero proceduto all'affidamento del servizio idrico ad una società totalmente privata.
Il successivo 23 novembre, l'Ato 2 Napoli‑Volturno, che rappresenta un comprensorio di 136 comuni, approvò una delibera che prevedeva la costituzione di una società mista per azioni cui affidare la gestione del bacino idrico: una spa con capitale privato al 40% e pubblico al 60%. La stessa delibera, però, sanciva la cessione - entro il 2006 - dell'intera quota pubblica agli investitori privati. Attraverso questo sistema, insomma, si accontentavano i desiderata di Bassolino e Iervolino.