Partito di Alternativa Comunista

Referendum cittadinanza: la nostra posizione

Referendum cittadinanza: la nostra posizione

 

 

di Diego Bossi

 

 

Il cosiddetto «referendum cittadinanza» ha raggiunto le 500 mila firme necessarie ad arrivare sul tavolo dei giudici costituzionali: qualora questi accendessero il semaforo verde, nella prossima primavera sarà indetto il referendum abrogativo con lo scopo di dimezzare, da 10 a 5 anni, il tempo di residenza necessario alle persone immigrate per ottenere la concessione della cittadinanza.

 

Un po’ di chiarezza

Consideriamo progressivo il sentimento di quanti parteciperanno al referendum per cancellare o edulcorare delle norme ingiuste e restrittive che, da oltre 30 anni, influiscono sulla vita di centinaia di migliaia di donne e uomini immigrati. Come nostra consuetudine, al contempo, non ci sottraiamo dal porre alcune critiche e dal formulare le nostre proposte, proprio per dare concretezza alla lotta contro l’oppressione dei proletari immigrati ed evitare che l’appuntamento referendario divenga l’ennesimo tentativo di rifarsi una verginità politica per quanti, compresi i promotori, hanno sostenuto negli anni quegli stessi governi borghesi che hanno trattato l’«affaire immigrazione» come pretesto per politiche securitarie in chiave elettorale e manodopera low cost da gettare tra le fauci di appaltatori senza scrupoli.
La legge che si propone di abrogare parzialmente è la numero 91 del 1992, entrata in Gazzetta ufficiale durante l’ultimo governo di Giulio Andreotti. Le stesse famiglie politiche oggi alla testa della marcia per i diritti dei migranti hanno sostenuto i governi e le leggi razziste degli ultimi tre decenni.
Unanime invece il contrasto al referendum da parte della maggioranza di governo, del resto possiamo aggiungere che adottano una certa coerenza con le loro connotazioni politiche razziste e xenofobe, con sfumatura «liberal» verso il centro composta da Forza italia che ha aperto su una possibile riforma delle regole per l’acquisizione della cittadinanza, ma vorrebbe, a detta della vicesegretaria Deborah Bergamini, «un percorso scolastico frequentato con profitto» (requisito che revocherebbe la cittadinanza al 90% degli inquilini di Montecitorio e Palazzo Madama).

 

Scheletri nell’armadio

Vediamo quali sono le anime belle dell’opposizione borghese che lo sostengono.

Il Pd per bocca della segretaria Elly Schlein si dichiara favorevole, immemore di quello che a pieno titolo può essere definito uno dei più gravi e crudeli attacchi all’immigrazione, condannando migliaia di donne, uomini e bambini alle torture atroci e disumane dei lager libici: parliamo del Memorandum Italia-Libia del 2017, accordo bilaterale firmato dai piddini Gentiloni e Minniti, dove l’Italia si impegnava a finanziare, ufficialmente, la Guardia costiera libica — in realtà i criminali che gestivano il traffico di essere umani — per rispedire sulle coste libiche i disperati che cercavano di scappare, poi, come noto, rinchiuderli nei lager e torturarli per ottenere riscatti.
Stesso discorso vale per Più Europa (cioè i Radicali), i feticisti del referendum per eccellenza: liberali, liberisti e pseudo-libertari, sempre attenti alle libertà… compresa la libertà del mercato e la libertà individuale dei padroni di sfruttare i lavoratori (immigrati inclusi!).
Si aggiunge alla schiera il Partito socialista italiano, versione «light» del suo progenitore della Prima repubblica, che durante il varo della dura legge che oggi vorrebbero smussare esprimevano la Vicepresidenza del Consiglio e un sottosegretario agli interni (!).
Non possono mancare dirigenti di Rifondazione comunista, pronti oggi a proporre il referendum come pronti ieri a sostenere il governo Prodi, che con la Legge Turco-Napolitano istituì i Cpt (poi Cie, oggi Cpr), veri e propri centri di detenzione dove trattenere immigrati (in condizioni disumane!) colpevoli di essere scappati e sopravvissuti da guerre, fame e saccheggi che il capitalismo inscena nei loro Paesi d’origine.
Il M5s, capitanato da Giuseppe Conte, si mostra titubante sul referendum e opterebbe per una soluzione parlamentare improntata al cosiddetto ius scholae, che consentirebbe l’acquisizione della cittadinanza ai minorenni meritevoli di aver completato uno o più cicli di studi per almeno 5 anni consecutivi. Bontà loro! Vale anche qui la pena di ricordare le crociate del M5s contro le navi delle Ong che soccorrevano i migranti nel Mediterraneo e i Decreti sicurezza che hanno votato insieme alla Lega che, addirittura, prevedevano l'istituto della revoca della cittadinanza: una vera e propria discriminazione razziale che distingueva cittadini di serie A e serie B. Alla faccia dell’uguaglianza tanto sbandierata dalla democrazia borghese!

 

I referendum amputati

Dove non arrivano i partiti ci pensano le leggi borghesi a mortificare i referendum. Infatti in realtà il referendum è escludente, limitato e disonesto.
Escludente, a partire dalla fase della proposta, che pretende la raccolta di mezzo milione di firme in tre mesi o la richiesta di cinque Consigli regionali, impresa che di fatto consegna le chiavi della macchina referendaria ai partiti del parlamento borghese; inoltre è escludente anche per gli aventi diritto al voto, poiché è necessaria la cittadinanza italiana e, nel caso di specie, vengono esclusi proprio gli interessati.
Limitato, perché c’è tutta una serie di norme, specialmente quelle più care ai capitalisti per la tutela dei loro interessi, che non possono essere sottoposte a referendum; altro limite è la natura esclusivamente abrogativa che esclude qualsiasi proposta: si interviene solo con il bianchetto ma non con la penna.
Infine è disonesto, perché l’elevato quorum di validazione del 50% (più di 23 milioni di votanti) si è sempre rivelato uno strumento dei detrattori del referendum per invalidarlo, dando loro la possibilità di fare facile campagna per l’astensionismo.

 

Un programma di classe contro le leggi razziste

Nonostante l’ipocrisia sfacciata dei soggetti politici che propongono e sostengono il referendum e le norme liberticide che lo mortificano, la battaglia contro l’oppressione razzista e xenofoba che colpisce i proletari immigrati è di vitale importanza per la lotta di classe contro i padroni e i loro governi di ogni colore, che da sempre utilizzano la xenofobia per dividere il proletariato e indebolirlo, ipersfruttando gli immigrati per creare eserciti di riserva al fine di abbassare i salari e peggiorare le condizioni di tutti i lavoratori.
Se da un lato risulta chiaro che una sconfitta referendaria verrebbe abilmente strumentalizzata dalle destre, dall’altra sappiamo che il solo referendum, senza una lotta generale e generalizzata contro il sistema capitalistico che opprime e sfrutta gli immigrati, rimarrà una scatola vuota utile solo a riempire i medaglieri di quei partiti che si pavoneggiano nelle piazze dopo aver massacrato gli immigrati in parlamento.
Oggi più che mai è necessario unire le lotte sociali contro l’oppressione razzista e xenofoba alle lotte operaie e dei lavoratori, rivendicando un programma di classe, per costruire una società libera dallo sfruttamento e dalle catene del capitale.
Queste le rivendicazioni che Alternativa comunista avanza indicando di votare Sì al referendum:

Parità di diritti civili e politici per nativi e immigrati: cittadinanza per tutti senza discriminazioni e abolendo gli attuali requisiti vessatori

Contro numeri chiusi e «regolazione dei flussi»: frontiere aperte a chi vuole stabilirsi in Italia.

Azzeramento di tutti i costi (proibitivi per gli immigrati) per l’ottenimento della cittadinanza.

Chiusura immediata di tutti i Cpr, luoghi di detenzione illegale e tortura.

Edilizia popolare agevolata ed esproprio di tutti gli immobili sfitti.

Abolizione del sistema degli appalti e subappalti, sistema che dà vita a fenomeni come il dumping contrattuale e il caporalato.

Parità salariale tra nativi e immigrati.

Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario fino a riassorbire tutta la disoccupazione.

Nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori di banche, grandi proprietà terriere e industrie, a partire da quelle che delocalizzano.

 

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