Cambiano i ministri e la scuola è sempre la stessa
Asservita al profitto di pochi, al servizio dei figli dei ricchi
di Raffaele Guerra
Ebbene si, compagni: questo è un governo di consigli operai. I lavoratori sono andati al potere. All’ istruzione il Mortadella ha messo un meccanico che, impugnato il cacciavite, sta smontando, smontando…per affermare ancor meglio la dittatura economica- quindi politica- della borghesia. Sta grondando sudore quella palla di lardo… e senza che nessuno dica niente, perché i sindacati confederali sono amici, quelli del Manifesto pure, i comunisti sono tutti extraparlamentari e con pochi mezzi. Giuseppe Fioroni ha annunciato sottovoce le sue intenzioni di riforma scolastica, che si configurano in linea di continuità con le precedenti legislazioni di centrosinistra e di centrodestra perché tutti lì puntano: al rafforzamento e allo sviluppo del sistema capitalistico, con lauti compensi per i suoi uomini di potere. La prima questione sulla quale il ministro e tutta la Margherita hanno posto l’accento è l’autonomia. Attenzione però, non si tratta del margine di autonomia culturale sulla scelta degli insegnamenti pensato da Lunatcharsky all’indomani della rivoluzione d’Ottobre, ma di un’ autonomia economica che debba poter permettere agli uomini di governo di destinare i fondi dello Stato agli interessi della borghesia, del capitalismo - si pensi all’ingente spesa pubblica per gli armamenti e tutto ciò che è connesso alle missioni imperialistiche, ultima quella in Libano. Ecco quindi che l’autonomia economica porta gli istituti scolastici ad aumentare le tasse, permettendo ai figli della borghesia di poter assimilare quelle nozioni frammentarie che servono loro per poter prendere il posto dei padri e delle madri e rilegando i figli dei proletari nell’incultura mediatica, allo stesso tempo nuovo oppio dei popoli dei paesi a capitalismo avanzato ed espressione ideologica della classe dominante. Senza mettere in conto tutte le altre spese (libri e strumenti) che sono richieste per l’istruzione.
Nella stessa direzione della Moratti
Per cercare di restituire un minimo di dignità al sistema scolastico italiano di fronte a quello degli altri Stati europei, il ministro Fioroni ha annunciato anche una riforma riguardante l’ esame di maturità. Dal prossimo anno forse la commissione sarà per metà costituita da membri interni al consiglio di classe e per metà da esterni. Questo tentativo di combattere il luogo comune che dipinge la scuola italiana come un “diplomificio”, in realtà non porrà fine alla corruzione o perlomeno al pressappochismo, semplicemente perché in una società capitalistica avanzata la cultura - anche nelle scuole - non è mai al primo posto, al contrario del profitto. La continuità formale con il governo di centrodestra viene rotta da Fioroni soltanto con lo stop alla riforma delle scuole superiori e con il congelamento della figura del tutor, che, secondo la riforma Moratti, nella scuola materna ed elementare avrebbe dovuto curare i rapporti con le famiglie, coordinare gli insegnanti di una stessa classe e redigere il portfolio delle competenze. Per quanto riguarda l’università, invece, si continuerà sul percorso cominciato da Berlinguer e dalla stessa Moratti, con il doppio binario di una laurea triennale e poi specialistica e con la presenza alienante ai fini culturali dei crediti formativi. Non vengono toccati, invece, gli incentivi per le imprese che accetteranno di collaborare in stages, tirocini e dottorati, così come resterà non retribuito il praticantato durante la scuola superiore, allargando il pacchetto Treu - legge 30 anche alla scuola. Per quanto riguarda gli insegnati precari, il ministro ne immette in ruolo un terzo in meno rispetto al 2005: 20000, mentre 450000 sono iscritti nelle graduatorie permanenti e 17000 se ne aggiungono ogni anno con le Siss.
La loro scuola e la nostra
La scuola resta una misera sovrastruttura ideologica in ogni società capitalistica, al di fuori dell’azione distruttiva dei vari governi borghesi; per cui non può andare bene il modello scolastico messo a punto da Giovanni Gentile, che aderì, seppure con non poche contraddizioni, al fascismo. La situazione in cui oggi ci troviamo, ovvero di affermazione quasi incontestata delle riforme scolastiche borghesi – data la pochezza politica delle azioni svolte da un movimento studentesco privo di una direzione conseguente, è stata determinata da diversi fattori. Uno dei più importanti è stato il controllo opportunistico e bugiardo di gran parte del movimento da parte dei partiti e delle associazioni di centrosinistra. Così si è potuto vedere come questi organismi politici abbiano inculcato una linea di condotta che è comunque funzionale al capitalismo di cui essi sono la rappresentanza politica: non- violenza, coazione a rispettare i limiti della legalità borghese, alimentazione del qualunquismo e del ribellismo infantilistico. D’altro canto oggi possiamo constatare che il movimento così asservito al centro- sinistra non apre bocca, permettendo a Fioroni di lavorare indisturbato. Tralasciando la particolarità di analisi che spetta al ventennio fascista, durante il regime borghese repubblicano la scuola, nel suo impianto e andazzo generale, è sempre stata ed è ancora- un’istituzione disorganizzata, classista e culturalmente scarsa, in quanto omologa le menti alla mediocre mentalità piccolo- borghese di cui il capitalismo ha bisogno per sopravvivere e in quanto fornisce un’istruzione frammentaria, de- contestualizzata, la quale proprio perché manca di un impianto dialettico è servile, alienata, falsa. La nostra idea di scuola deve essere quella dialettica e materialistica che prenda le mosse formali dalla proposta del movimento operaio della Prima Internazionale negli scritti di Karl Marx: coniugare l’istruzione con l’educazione dello spirito, del corpo e della persona all’ uso degli strumenti tecnologici, in un’ottica educativa e non autoritaria e in una visione del mondo che sia materialistica, scevra da pregiudizi, da timori moralistici sul sesso e da quant’altro impedisca l’ istruzione e l’educazione di uomini e donne liberi/e.