Biodigestori Roma: uno sporco affare per i capitalisti
Nota del Pdac di Roma
Come avevamo scritto già due mesi fa, è chiara l’operazione che si cela dietro il termovalorizzatore: ben lungi dal risolvere i problemi dei rifiuti a Roma, si tratta di un’operazione di politica industriale per rilanciare il ruolo di Acea, azienda ex pubblica. Anche se il capitale di Acea è nominalmente a maggioranza del Comune di Roma, in realtà risponde agli interessi del socio di minoranza Gaetano Caltagirone (titolare di una holding del settore costruzioni abitative ed impiantistiche, nonché proprietario del quotidiano Il Messaggero).
L’azienda si vuole rilanciare nel settore della gestione degli impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia e all’estero, per questo il 24 giugno ha deciso di cedere quelle attività che finora erano il suo core-business - cioè la gestione della distribuzione di luce e gas per 588 milioni - a Eni Plenitude a partire dal 2026. Questo rafforza Acea nel settore rifiuti e apre la porta alla fusione con Ama, la società del Comune di Roma che si occupa dei rifiuti. Ma questa scelta peserà sul futuro dei lavoratori di cui non vi è certezza nel silenzio assordante dei sindacati confederali.
Il termovalorizzatore è solo il primo impianto di una serie, si aggiungono anche due biodigestori nelle zone di Cesano e Colle Prenestino a nord e a est di Roma. Questi impianti trattano i rifiuti organici trasformati attraverso un processo di digestione anerobica in biogas e fertilizzanti. Come per il termovalorizzatore, anche per questi due siti si è sviluppata una forte iniziativa di protesta popolare che ha messo in rilievo i rischi per la salute, confermati anche da uno studio fatto Isde Italia (International Society of Doctors for Enviroment) che ha segnalato i seguenti problemi:
- Emissioni climalteranti: generano emissioni fuggitive di metano un gas serra 84 volte più potente della CO2;
- Inquinamento atmosferico: gli inquinanti generati dagli impianti comprendono formaldeide, ossidi di azoto, ammoniaca e bioaerosol (una miscela di batteri e funghi) in grado di generare patologie respiratorie e di aumentare i rischi oncologici e cardiovascolari per residenti e lavoratori.
- Inoltre, il digestato se usato come fertilizzante, può contenere antibiotici, metalli tossici, residui chimici, microplastiche e Pfas e quindi contaminare la catena alimentare.
Le giuste motivazioni non bastano a fermare gli interessi dei capitalisti che guardano al profitto ma non alla salute. Come Pdac noi siamo a fianco della lotta delle popolazioni coinvolte, ma diciamo anche con chiarezza che la battaglia non può essere solo contro il singolo impianto: deve essere contro l’intero sistema capitalista senza l’eliminazione del quale nessun problema può essere risolto. L’eliminazione del capitalismo potrà avvenire solo con una rivoluzione socialista. È quindi necessario costruire una direzione rivoluzionaria che si faccia parte dirigente di questo processo. Dobbiamo attivarci affinché questa direzione nasca nelle lotte con la parte più cosciente dei movimenti. Il Pdac è impegnato per questo e si batte ogni giorno per costruire questa direzione rivoluzionaria.