Contro la finanziaria lacrime e sangue: sciopero generale!
Basta coi sacrifici! Per un autunno di lotta, per un governo dei lavoratori!
Antonino Marceca
Il varo del Dpef per il 2007-2011, all’inizio della scorsa estate, non lasciava dubbi sulle linee generali di politica economica e sociale del governo Prodi. Solo Liberazione, il giornale di Rifondazione, poteva illudere i lavoratori assicurando che la Finanziaria 2007 sarebbe stata “equa e solidale”. A fine agosto a Telese (Benevento), alla festa dell’Udeur, il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa – nel corso di una tavola rotonda con i ministri della Giustizia (Mastella), dello Sviluppo (Bersani), i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil e l’imprenditore Della Valle – ha annunciato che l’entità della manovra sarà di circa trenta miliardi di euro. Nel corso del dibattito, riferisce il Corriere della Sera del 30 agosto, si è registrata una sintonia generale sulla necessità di rilanciare il Paese con un "nuovo grande accordo" fra governo, sindacati e imprenditori. Il segretario dei Ds, Fassino, in un'intervista a Repubblica del 7 settembre, ha confermato l’entità della manovra e aggiunto che questa sarà fatta “per sedici miliardi di tagli e quattordici miliardi di investimenti”; quindi i sedici miliardi di tagli sono la “cifra minima” per l’avvio del risanamento finanziario dello Stato e del rilancio del capitalismo italiano nei mercati europei e internazionali.
Le agenzie di questi ultimi, dal Fmi alla Bce, intervengono a gamba tesa sul governo italiano. Il Fmi propone la necessità di una “ulteriore riduzione del deficit di bilancio” attraverso “la riforma del welfare e la riduzione del monte dei salari pubblici”, mentre la Bce, dopo aver ricordato che l’Italia è nel novero dei paesi sottoposti a procedura per disavanzo, chiede di ridurlo almeno al 3% entro il 2007. Tra le riforme proposte c'è quella previdenziale, congiuntamente alla moderazione salariale. Il presidente del consiglio, Romano Prodi, ha prontamente rassicurato Bruxelles e Francoforte circa la manovra finanziaria d’autunno: i tagli strutturali saranno a carico dei settori del Pubblico Impiego, Sanità, Enti locali e pensioni.
Il gioco delle parti
Il Corriere della Sera nella seconda metà di agosto ha aperto il fuoco di sbarramento. L’ineffabile giuslavorista Pietro Ichino ha chiesto per la Pubblica Amministrazione la possibilità di licenziare ogni anno l’1% dei dipendenti, i “nullafacenti” per usare le sue parole. Nella direzione di Ichino si sono avviati prima Tiziano Treu, presidente della Commissione Lavoro al Senato, subito dopo il ministro per le Riforme e l’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, Luigi Nicolais, ritenendo “un problema reale il livello di efficienza dell’amministrazione e dei dipendenti pubblici”.
Due giorni dopo l’intervento di Ichino, sempre sul Corriere della Sera, si leggeva un’ampia intervista al presidente Piaggio, Roberto Colaninno che, dopo aver promosso per i primi cento giorni l’operato del governo, indicava le priorità degli industriali: “cuneo fiscale e recupero della produttività della macchina statale” congiuntamente a “misure capaci di ridurre costi e sprechi e di contribuire all’aumento della produttività e competitività del sistema paese”; a seguire, l’intervista al vicepresidente di Confindustria, Andrea Pininfarina, che, dopo aver giudicato positivamente “le liberalizzazioni e l’impostazione del Dpef insieme alla politica estera”, giudicava “la Finanziaria il banco di prova” del governo, definendo “inaccettabile l’ipotesi di spalmatura dei tagli alla spesa pubblica”.
La sinistra riformista della maggioranza − Prc, Pdci, Verdi, sinistra Ds − assieme all’Udeur chiede più tempo per il risanamento e il coinvolgimento del sindacato. Il ministro Paolo Ferrero (Prc) vorrebbe spalmare i tagli su due anni come la nutella, nessuno, va da sé, mette in discussione la tenuta del governo: come dice Colaninno, “Rifondazione oggi è diversa rispetto a qualche anno fa”. Da parte sua il ministro dell’Economia, Padoa-Schioppa, ritiene che le cose si possono ottenere con la “concertazione con le parti sociali”. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, per dirla con le parole del segretario confederale della Cgil, Paolo Nerozzi, aspettano di conoscere come si strutturerà il rapporto tra tagli e investimenti, perchè “un metodo concertativo reale presuppone che ci sia la possibilità di discutere di cifre, di numeri, di dati”. Intanto il governo, nel “vertice” del 4 settembre con i capigruppo dei partiti della maggioranza di Camera e Senato, ha chiesto ai gruppi parlamentari di “non presentare emendamenti che stravolgano l’impianto della legge di bilancio”: si preannuncia una Finanziaria blindata, mentre arriva la mano tesa dell’Udc “che voterà la finanziaria se sarà rigorosa, come chiede l’Unione Europea”.
Cifre e dati (parziali)
Da quanto ricaviamo dalle interviste ai ministri, i tagli strutturali previsti per la spesa pubblica − nei settori Pubblico Impiego, Sanità, Enti locali e pensioni − si abbatteranno come un uragano su quel che rimane dello stato sociale, mentre peggioreranno le condizioni di vita dei lavoratori e delle masse popolari. Nel settore del Pubblico Impiego si prevedono tagli dell’ordine di qualche miliardo di euro, di cui una parte consistente nella scuola. L’obiettivo è ridurre il numero dei dipendenti pubblici − attraverso la mancata sostituzione dei tre quarti dei dipendenti che lasceranno il lavoro − e abbassare i salari, gelando la contrattazione e allungando il contatto da due a tre anni. Nella Sanità, il ministro della Salute, Livia Turco, propone un ticket per le visite al pronto soccorso e la retta per la degenza in ospedale. Per quanto attiene agli Enti locali, si preannunciano ulteriori tagli sostanziali che verranno scaricati sulle prestazioni sociali. Sul terreno delle pensioni di anzianità si parla di far rientrare in Finanziaria il blocco di almeno due finestre di uscita su quattro per il 2007, nonché di una apposita legge delega, di accompagnamento alla Finanziaria, che preveda un meccanismo di disincentivi-incentivi tra i cinquantotto e i sessantadue anni, che mira a innalzare ulteriormente l’età pensionabile.
Di certo c’è che la Finanziaria non stabilizzerà i precari della pubblica amministrazione, né saranno aumentate le pensioni Inps (sette milioni sotto i 350 euro al mese e tre milioni sotto i 550 euro al mese). I tagli saranno a senso unico: le consulenze milionarie nella Pubblica Amministrazione continueranno, così come le strutture sanitarie private accreditate. Sarà ancora una volta una Finanziaria di classe contro i lavoratori e le masse popolari.
Nei prossimi giorni inizieranno i tavoli di confronto concertativo tra governo e Cgil, Cisl e Uil: saremmo facili profeti nel dire che all’incontro tra le segreterie sindacali del 14 settembre non ci sarà all’ordine del giorno lo sciopero generale, ma il probabile scambio con i fondi pensione.
La necessità di una risposta di classe
Il 7 luglio 2006 Progetto Comunista ha presentato una lettera aperta a tutte le organizzazioni della sinistra e del sindacalismo di classe, proponendo una mobilitazione la più ampia e unitaria possibile per lottare contro le politiche economiche e sociali del governo Prodi. Ci rivolgiamo anzitutto al sindacalismo non concertativo, a partire da Rete 28 aprile in Cgil, Rdb-Cub, Confederazione Cobas, Sin-Cobas, Slai Cobas, per costruire un fronte unico di lotta, riprendere e rilanciare la proposta (già avanzata da altri, tra cui lo Slai Cobas) di indire una manifestazione nazionale contro la guerra, la Finanziaria e la politica economica ed estera del governo. In questo senso riteniamo importanti, ma non sufficienti, le manifestazioni annunciate, come quella prevista per il 4 novembre contro la precarietà (insufficiente soprattutto perché associata alla richiesta di spalmare su due anni i tagli, come propone l’esponente della Rete 28 aprile in Cgil, Giorgio Cremaschi).
Ma ci rivolgiamo anche a tutte le forze della sinistra sociale e politica, a partire dalla Cgil e dai partiti della sinistra dell'Unione: che abbandonino il tavolo della concertazione e rompano con il governo di Confindustria! Che cessino di dare consigli alla borghesia e si uniscano ai lavoratori! Occorre indire fin da subito uno sciopero generale contro il governo (per ora annunciato separatamente dalla Cub e dai Cobas) sulla base di una piattaforma di rivendicazioni unificanti: aumento dei salari e delle pensioni e introduzione della scala mobile; salario garantito ai disoccupati; stabilizzazione dei precari e abolizione delle leggi precarizzanti; difesa e rilancio della scuola, sanità, e previdenza pubblica; salvaguardia ed estensione dei diritti e delle tutele sindacali nei posti di lavoro; ritiro immediato di tutti i militari italiani dall’Iraq, Afghanistan e Libano.