Partito di Alternativa Comunista

Ilva di Taranto: attacco ai lavoratori e risposta operaia

Ilva di Taranto: attacco ai lavoratori e risposta operaia

Per la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio

 

di Domenico Friolo

 

Date quelle che sono le linee guida antioperaie e impopolari portate avanti dall’ennesimo governo al soldo della borghesia italiana è necessario prepararsi ad affrontare un nuovo “autunno caldo”. La vertenza Ilva, lo stabilimento siderurgico di Taranto distintosi negli ultimi mesi per gli attacchi sferrati alle migliaia di lavoratori e per l’inadeguata risposta da parte del sindacalismo concertativo presenta tutte le caratteristiche sintomatiche della situazione di precarietà assoluta a cui il governo dei banchieri prodiani costringerà gli operai italiani.

L’impianto industriale pugliese nasce nei primi anni’60 con un modello di gestione a partecipazione statale (Italsider) che passa nel 1995 a gestione privata sotto la guida del gruppo Riva (Ilva), già padrone di altri stabilimenti siderurgici.

La fisionomia che va da subito ad assumere sotto il modello di conduzione privata è caratterizzata dalla progressiva perdita di peso dell’ufficio aziendale Sil ( sicurezza sul lavoro), dalla crescita dei famigerati contratti formazione-lavoro e dalla negazione sotto forma di ricatto e intimidazione di ogni tentativo già raro di organizzazione sindacale. Di pari passo si assiste all’aumento della lista di incidenti sul lavoro che ha sempre contrassegnato l’iter produttivo dello stabilimento (la media di infortuni è di quattro al giorno) a causa della mancata effettuazione di controlli ricorrenti sull’impiantistica e dello scarso peso che viene dato alla necessità di una formazione effettiva per gli operai.

L’ultimo atto della via crucis che solo quest’estate ha contato due infortuni mortali, ha costato l’iniziale espulsione di tre lavoratori del reparto Ima1, accusati di essersi procurati un numero eccessivo di infortuni e malattie. La risposta dei sindacati previo ricorso ex articolo 700 presentato da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm in merito all’accaduto è stata puntualmente rigettata dal giudice Rotolo del lavoro del Tribunale di Taranto, che ha ritenuto adeguata la fondatezza delle decisioni prese dalla dirigenza dello stabilimento.

 

Vendola vede e provvede

 

Vi chiederete a quel punto cosa sia successo ? Quando tutto sembra perduto, con un colpo di mano la soluzione arriva dall’opportunismo del governatore regionale Vendola che tempo prima definiva sulla stampa gli scioperi degli operai Ilva come “selvaggi” e irresponsabili (era necessario il consenso dei padroni? ) e poco dopo pesca fuori dal suo cilindro di prestigiatore una nota con cui chiede il reintegro da parte di Riva dei lavoratori licenziati.

Il padrone non ci pensa due volte e si prostra dinanzi al suo volere.

Il presidente “comunista”si è battuto per i diritti della classe operaia o dietro questa mossa c’è qualche trucco degno del più ridicolo politicante? Nel rispondere a questa domanda bisognerebbe stare accorti, poichè Vendola come il Giano Bifronte di ovidiana memoria riesce a seconda del contesto a tramutarsi da paladino della lotta di classe a convinto assertore della sua esplicita negazione: il compromesso con i poteri forti, nel caso specifico la dirigenza Ilva. Questa seconda parvenza sembra prendere spesso il sopravvento e come rendiconto alla buona azione di Riva, il presidente sembra stia offrendo il personale per la costruzione nello stabilimento di una nuova centrale termoelettrica da 600 Mw in modo da contribuire ad ingrossare sulla pelle dei poveri lavoratori i profitti del capitalismo nostrano. Lo stesso governo regionale si rifiuta da tempo di costruire una seria piattaforma programmatica che tenga conto oltre alle rivendicazioni all’interno dell’Ilva di quello che è l’effetto catastrofico dell’inquinamento dovuto alle batterie, che rende Taranto una delle prime città in Italia per le percentuali di casi di neoplasie polmonari. La “primavera pugliese”, in cui i lavoratori avevano riposto le loro speranze sembra aver perso i connotati effettivi della sua nomenclatura e tenta un’impresa impossibile, assurgere al ruolo di pacificatrice dell’inconciliabilità di classe, così che i sogni a cui aveva abituato Vendola invece che materializzarsi non tardano a scadere in una mera vanificazione, svanendo in un atteggiamento che grottescamente ricorda Bertinotti nel momento dell’insediamento alla presidenza della camera quando dedicò la sua elezione agli operai.

 

I compiti dei comunisti

 

La sterile critica mossa dai sindacati ai vertici aziendali è segnale della necessità di lavorare per una svolta urgente, che passi dalla ricostruzione di una sinistra sindacale dalla parte della classe operaia e di conseguenza slegata per mani e piedi dai lacciuoli dei padroni. Le dichiarazioni rilasciate sui giornali dagli esponenti sindacali locali non tendono ad alzare il livello del conflitto sociale ma a renderlo piu quieto poichè sono parole frutto di una politica della concertazione che non può arrivare a garantire agli operai diritti fondamentali come la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario o la salvaguardia della salute nei luoghi di lavoro.

Sosteniamo criticamente la Rete 28 Aprile, come sinistra interna della Cgil affinchè si doti di una struttura all’opposizione delle politiche di lacrime e sangue del governo Prodi, degne proseguitrici del percorso attraverso il quale il berlusconismo mirava a far pagare la crisi in cui versa il capitalismo italiano ai lavoratori. La dicitura “comunista” rimasta dietro partiti che sventolano come vessillo la bandiera rossa non deve illudere, si presta lo stesso a queste politiche e per mezzo della retorica nasconde dirigenti che cercano di non scoprire il loro vero e unico ruolo, quello di garanti della pace sociale e del collaborazionismo di classe, in poche parole di nemici degli operai.

Il marxismo-rivoluzionario ci insegna come gli antagonismi di classe siano inconciliabili e che di conseguenza le parole di qualche fantomatico leader pseudo socialdemocratico non possono servire a frenare la lotta che scaturisce dallo sfruttamento dei padroni.

Il compito di Pc Rol è di stare affianco alle rivendicazioni degli operai Ilva partecipando attivamente alla loro lotta. Questo è possibile cercando di offrirle una direzione coerentemente marxista, chiedendone la nazionalizzazione senza indennizzo sotto controllo operaio e legando ogni vittoria transitoria alla lotta per la trasformazione socialista della società.

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