Partito di Alternativa Comunista

Un lager per gli immigrati, ma a cielo aperto

Un lager per gli immigrati, ma a cielo aperto

La solidarietà sociale secondo il ministro Ferrero

 

Sabrina Pattarello

 

Autunno, tempo di fare un bilancio sull’operato dei primi mesi del governo Prodi e sul ruolo in esso rivestito dalle forze della cosiddetta “sinistra radicale”, in particolare dal partito che, almeno nel nome, si è investito del compito di rifondare il comunismo, sortendo per ora ben magri risultati.

In seguito al sostegno alla missione imperialista in Libano e all'annuncio di una finanziaria lacrime e sangue per lavoratori e pensionati, anche in tema di politiche sull’immigrazione la compagine bertinottiana continua ad evidenziare sempre più gravi sintomi di deriva socialdemocratica e riformista e, coerentemente con la politica di aperto collaborazionismo di classe intrapresa, non perde occasione per dimostrare un acritico e totale asservimento alla causa della borghesia liberista.

 

La migliore via possibile?

 

Lo spunto per sviluppare una riflessione arriva stavolta da una visita al tristemente noto ghetto urbano di Via Anelli a Padova, effettuata il 3 settembre dal ministro della Solidarietà sociale Ferrero. Il quartiere padovano, abitato da immigrati nigeriani e maghrebini e diventato nel tempo centro di spaccio e attività illegali, è balzato all’attenzione della cronaca in seguito all’iniziativa intrapresa qualche mese fa dalla Giunta comunale di centrosinistra (con il sindaco Zanonato, diessino, e l’assessore alla Casa e all’Immigrazione Daniela Ruffini, Prc, in testa) di costruire un muro di cinta metallico posto a circoscrivere il fatiscente complesso residenziale Serenissima di via Anelli, con tanto di istituzione di check point costantemente presidiati dalla polizia per monitorare chi entra ed esce. Tutto questo nell’attesa della costruzione di alloggi che verranno destinati agli immigrati regolari in fase di sgombero, in tempi ora stimati in un anno, ma che saranno destinati a dilatarsi a dismisura, considerando che i fondi stanziati per l’edilizia popolare sono del tutto insufficienti. Come unico risultato, si avrà il trasferimento degli illeciti in altre zone della città.

Di fronte a questa versione di architettura dai chiari riferimenti al socialismo reale mitteleuropeo, qui riproposta in chiave “Ricco Nord Est In Crisi”, il novello paladino dei deboli e degli oppressi Paolo Ferrero deve per forza essere caduto in uno stato di profonda confusione, visto che risultano altrimenti del tutto inspiegabili le sue deliranti dichiarazioni a favore dell’operato della giunta padovana, folli al punto da proporre la via di segregazione qui intrapresa come modello da seguire in tutta Italia.

“Non glorifico le lastre d’acciaio – spiega il ministro alla stampa locale – però eviterei anche di impiccarmici. Molti cittadini sono rimasti perplessi in merito alla chiusura adottata dal Comune, ma credo che nel caso concreto la strada intrapresa dall’amministrazione sia stata la migliore possibile, soprattutto per non fare divenire questo un problema esclusivamente di ordine pubblico. Ho visto altri ghetti in Italia, ma di soluzioni migliori di quella attuata qui a Padova io sinceramente non ne ho trovate. Padova rappresenta un caso in cui il suo Comune ha guardato al dito e non alla luna”.

E, per pacificare quanti rimangono perplessi, promette che nella prossima finanziaria proporrà di istituire un bando rivolto alle amministrazioni locali alle prese con la questione dei ghetti urbani, per reperire i fondi necessari allo sviluppo dell’edilizia popolare.

 

Cosa (non) ha fatto il governo...

 

Non una parola sulla legge Bossi-Fini, l’odiosa e aberrante versione perfezionata e corretta della precedente Turco-Napolitano di prodiana memoria, che rende possibile e favorisce l’instaurarsi di situazioni di questo tipo. Tanto, per mantenere la quota di elettorato radicale di sinistra basta alzare la voce in Parlamento quando è strettamente necessario, non troppo, perché si deve pur sempre riservare un occhio di riguardo agli elettori moderati, in ogni caso mai con troppa decisione e veemenza, altrimenti cade il governo che ha salvato i lavoratori dal Berlusconi….

Come già detto, non ci sono Liebknecht nel Parlamento italiano. A fronte di tale deserto, Ministro, è necessario levare una voce critica ed è di fondamentale importanza porsi alcune domande: l’impegno preso dal governo di superare i Cpt (vere e proprie carceri etniche) si realizzerà di fatto con la costruzione di tanti grandi Centri di permanenza temporanea a cielo aperto, su esempio di quello di via Anelli, in una concezione poliziesca delle contraddizioni sociali?

Può un decreto flussi-bis, che permetterà l’ingresso in Italia a trecentomila migranti fuori quota, mitigare e risolvere la pressione esercitata da milioni di diseredati provenienti dalla periferia del capitalismo sull’opulenta economia occidentale in crisi?

Sarà con un accordo europeo basato sulla militarizzazione e il pattugliamento congiunto del Mediterraneo centrale che l’Italia affronterà il problema dei profughi causati da guerre imperialiste mascherate da missioni umanitarie patrocinate dall’Onu?

Continueranno gli immigrati ad “essere accolti solo se produttori di valore aggiunto per la nostra economia, senza diritti e senza pretese. Per il resto non disturbino”, come testualmente espresso in un’intervista al Manifesto dal presidente del Coordinamento Comunità di Accoglienza, don Albanesi? (Ministro, è grave lasciar usurpare alla Chiesa il posto che dovrebbe essere occupato da chi, come lei, si dichiara portavoce delle classi più deboli e disagiate… si crea un’imbarazzante confusione di ruoli, in cui l’oppressore passa per liberatore, a tutto scapito della realizzazione del mondo diverso e possibile…).

Sembra chiaro come nell’immediato le misure proposte dall’attuale maggioranza siano del tutto insufficienti a fronteggiare il problema dell’immigrazione, e come lo affrontino da una prospettiva assolutamente sbagliata.

 

...e cosa va fatto

 

Anziché a respingere e costruire muri, lo sforzo dovrebbe essere teso ad abolire la Bossi-Fini, ma non per tornare alla Turco-Napolitano; per cominciare, rendendo più semplice l’ingresso in Europa ai lavoratori migranti, favorendo i ricongiungimenti familiari, riconoscendo il pieno diritto d’asilo e abolendo definitivamente la vergogna rappresentata dai Cpt.

E’ indispensabile, inoltre, restituire a questi lavoratori dignità e un giusto peso, creare dei nuovi rapporti di forza a loro favore, sottraendoli alle condizioni di estrema ricattabilità cui proprio la Bossi-Fini li costringe: non dimentichiamo che la legge prevede un lavoro e un alloggio come requisiti fondamentali per ottenere un regolare permesso di soggiorno, pena l’immediata espulsione e il rimpatrio in realtà estremamente disagiate, se non addirittura persecutorie; tutte armi che il padronato non lesina e che, anziché contrastarlo, comportano un aumento del lavoro nero e favoriscono lo sfruttamento e un peggioramento ulteriore delle condizioni di lavoro. Con un effetto a cascata che, preso l’avvio dai lavoratori migranti, non tarderà ad avere ripercussioni sull’insieme della classe lavoratrice stessa, rendendo tutti i lavoratori più deboli.

Solamente una classe lavoratrice coesa, forte e consapevole guidata da un Partito comunista adeguato potrà spezzare le catene dell’oppressione per cambiare lo stato delle cose e permettere il sorgere di un mondo nuovo e migliore, non dimentichiamolo. Progetto Comunista-Rol non l’ha dimenticato. Prendendo in prestito l’espressione da lei usata, Ministro: noi non abbiamo intenzione di nasconderci dietro a un dito… abbiamo già iniziato a guardare alla luna.

 

 

 

 

 

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