Casale Monferrato: le vittime da amianto beffate dall'indulto
Casale Monferrato: le vittime da amianto beffate dall’indulto
Cristiano Biorci
Forse si può pensare che è troppo facile dire “noi lo sapevamo” oppure “l’avevamo detto”, ma è proprio così. Fin da tempi non sospetti, ancor prima che iniziasse la campagna elettorale, Pc-Rol ha sempre affermato che un eventuale governo di centrosinistra avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere nemico dei lavoratori, varando riforme non molto diverse da quelle del centrodestra. Oggi, a pochi mesi dalla sua nascita, il governo Prodi è arrivato dove neppure il governo Berlusconi era riuscito. Il riferimento è all’indulto approvato in estate; ci occuperemo di questa riforma che, come già detto, nemmeno la Casa delle libertà era riuscita a concepire (naturalmente in senso negativo). E' un elenco interminabile quello delle pene (dei padroni) che usufruiranno dell’indulto: dalla corruzione in atti giudiziari alla frode processuale, dallo scambio elettorale politico-mafioso all’avvelenamento di acque o sostanze minerali, dalla rimozione od omissione dolosa o colposa di cautele contro infortuni sul lavoro ai delitti colposi contro la salute pubblica. Arriviamo così a toccare anche il mondo del lavoro, più precisamente le morti sul lavoro e le malattie professionali. In questo modo, l’indulto è arrivato anche in provincia di Alessandria: amianto, morti da amianto, Casale Monferrato, Eternit.
Breve storia e numeri dello scandalo amianto
Tutto nasce alla fine degli anni Ottanta, quando si scopre che l’amianto, utilizzato in edilizia ed industria, provoca malattie come cancro polmonare, mesotelioma pleurico e altro: tutte malattie professionali quasi sempre letali. In Italia l’amianto si chiama Eternit, multinazionale svizzera con cinque stabilimenti nel nostro paese: Cavagnolo, Reggio Emilia, Bagnoli, Siracusa e Casale Monferrato. I proprietari sono tra gli uomini più ricchi e potenti della Svizzera e del Belgio: i fratelli Stephan e Tomas Schmidheiny (il primo è soprannominato “il Berlusconi elvetico”) e il barone Louis Cartier de la Marchienne. Dal 1906 queste fabbriche hanno avvelenato lavoratori e cittadini: già, perché non solo chi ha lavorato l’amianto, ma anche coloro che hanno avuto la sfortuna di abitare nei dintorni degli stabilimenti sono stati contaminati. Dopo la terribile scoperta, partono le prime inchieste sugli stabilimenti italiani. La realtà è delle peggiori e l’amianto viene bandito in quasi tutta Europa. Attraverso le indagini portate avanti da più fronti, si scopre che le vittime tra i lavoratori sono migliaia. Solo per la Eternit i morti da amianto sono tre mila, ottocento a Casale e Cavagnolo. Per rendere ancor meglio la proporzione di tale disastro, basta dire che ancora oggi, proprio a Casale, vengono scoperti circa quaranta casi nuovi di mesotelioma ogni anno. E sono a dir poco allarmanti i dati degli esperti, che prevedono che entro il 2025 in Italia i morti da amianto saranno oltre venticinquemila.
La grande lotta per i caduti sul lavoro cancellata dall’amnistia
A Torino il procuratore aggiunto, Raffaele Guariniello, già noto per aver condotto diverse indagini sulla questione calcio-doping, mostra tutta la sua tenacia nel condurre l’inchiesta contro gli autori della strage da amianto; infatti, queste persone erano in procinto di finire sotto processo con l’accusa di disastro doloso e omicidio colposo plurimo. Va detto che nonostante la Eternit sia stata presente in ben 72 paesi, solo la magistratura italiana è stata capace di portare avanti l’inchiesta contro la multinazionale elvetica; solo negli ultimi tempi e sull’onda proprio dell’indagine torinese, anche in Svizzera si iniziano a fare le prime terribili scoperte, soprattutto ai danni di lavoratori italiani immigrati. Torniamo al processo, che già nasce con molte difficoltà: raccogliere i dati riguardanti le vittime, mettere insieme tutte le perizie e testimonianze sfidando il potere delle potenti lobby, riuscire a dimostrare il rapporto causa-effetto tra amianto e malattie. Come non bastassero tali difficoltà, arriva ora anche la pesante tegola dell’indulto, e forse ancor di più l’amnistia già annunciata per questo autunno. Il fatto: lo scorso luglio era in corso a Lugano una riunione tra il liquidatore della Bacon (la società che controllava gli stabilimenti italiani della Eternit) e gli avvocati Bonetto e Pissarello, entrambi legali delle ottocento vittime. Racconta Bonetto al quotidiano La Repubblica: “ Spaventati di essere processati per disastro doloso e centinaia di omicidi colposi, i nostri interlocutori apparivano ben disposti a rifondere i danni ai famigliari delle vittime e ai tanti malati ancora vivi. Poi il liquidatore si è alzato per fare una telefonata e quando è tornato, dopo un’ora e mezza, ci ha comunicato sconvolto l’improvviso cambio di scenario: i titolari gli avevano revocato il mandato, dicendo di aver avuto garanzia dal Ministero della Giustizia italiano che entro l’anno sarebbe passata l’amnistia”.
L’indulto dell’Unione: un vero colpo di spugna
Cosa succederà grazie o, forse sarebbe meglio dire, a causa dell’indulto? La pena è accorciata di tre anni e, con il “gioco degli abbuoni”, anche con pene maggiori si potrà evitare qualsiasi tipo di condanna (per esempio con l’affidamento ai servizi sociali). Nel caso dell’amianto, se in dibattimento cadesse l’ipotesi di disastro doloso (la più ostica da provare) i colpevoli avrebbero una condanna che rientrerebbe nei tre anni dell’indulto, usufruendo poi dei servizi sociali e restando così a piede libero: in conclusione, eviteranno quasi sicuramente il carcere. Riguardo all’amnistia che è già alle porte e che vale cinque anni, salteranno anche i risarcimenti a vittime, malati e loro famigliari. Quindi, tutti assolti senza versare un soldo. Quanto sia pesante tutto ciò lo si capisce sempre dalle parole dell’avvocato Bonetto a La Repubblica: “La prospettiva di uno sconto così rilevante anche per reati così gravi come l’omicidio colposo da amianto, che provoca il mesotelioma pleurico, l’asbestosi, il carciroma polmonare non solo in chi lavora negli stabilimenti, ma anche in chi abita nelle vicinanze, è un’ulteriore garanzia di sostanziale impunità”.
La sinistra di governo: parole, non fatti
I partiti della sinistra dell’Unione, coloro che in campagna elettorale dicevano di voler essere l’ago della bilancia della coalizione, sono già ridotti al marginale ruolo di “partiti degli slogan”. Leggiamo sui manifesti: “Con i lavoratori”, “Salari in lire, prezzi in euro”, “La busta non paga”, e così via. Il segretario del Prc Giordano critica la manovra finanziaria, unendosi ai sindacati. Tutto vero e giusto, ma cosa fanno questi partiti che stanno dentro il governo del Paese per cambiare in meglio tutte queste cose che non vanno? Come motivano gli oltre trenta parlamentari del Prc il loro voto favorevole all’indulto? Le solite domande che non avranno risposte. Ma c’è anche di peggio: i parlamentari Lovelli e Giulietti (il primo noto esponente dell’Ulivo nella nostra provincia, quindi a conoscenza dell’importanza della questione amianto) hanno presentato un’interrogazione alla Commissione Giustizia proprio sul tema indulto-amianto e, a inizio settembre, hanno anche proposto un incontro tra i ministri interessati, l’associazione famigliari delle vittime, le organizzazioni sindacali e sociali e gli enti locali. Peccato che i loro nomi sono tra quelli che approvarono la riforma. Quando si dice coerenza...